Dea madre della Sardegna Madre Terra
Dea Madre è un culto praticato in età prenuragico e nuragico diffuso in Sardegna ma anche in diverse aree del Mediterraneo.
La sua riproduzione “artistica” è rappresentata dalle statuine femminili, inizialmente di piccole dimensioni, aventi caratteristiche comuni in tutto il Mediterraneo, primo fra tutti la forma arrotondata dei fianchi ed i prosperosi seni.
La statuina della Dea più antica ritrovata in Sardegna è la “Venere di Macomer” datata Nel Neolitico antico circa 10000 anni a.c.
Le statuine sono state ritrovate nella maggior parte in luoghi funerari o comunque in luoghi sacri, grotte, ripari o santuari, in sintonia con i ritrovamenti nel resto dell’Europa e nel vicino Oriente.
La Grande Madre veniva venerata come divinità primordiale capace di nutrire e generare vita.
Essendo la Donna capace di procreare, ad essa era legata la sopravvivenza del genere umano, avendo un’energia mistica che all’epoca escludeva l’uomo.
Elementi simbolici
Altro elemento significativo era il sangue che avvolgeva la nuova vita nel grembo della donna.
Per rappresentare il sangue veniva utilizzata l’Ocra, che è una varietà di terra argillosa di colore rosso, utilizzato spesso per pitturare le tombe ed il corpo del defunto.
Infatti il defunto veniva spesso posto in posizione fetale e restituito al grembo della Madre Terra
Il corpo accompagnato sempre del corredo funerario, la statuina della Dea, pitture simboliche sacre che riprendevano la rielaborazione del ciclo nascita morte e rinascita.
Evoluzione delle forme geometriche
Successivamente la statuina della Dea veniva rappresentata in forma cruciforme, la più rappresentativa è la statua ritrovata a Selegas in località Turriga meglio nota come la Dea Madre di Senorbì, alta 30 cm.
Il ruolo della Dea viene poi ridimensionata nell’Età del Rame quando una nuova società “maschile”, vittima dalle numerose guerre tra i popoli in difesa del territorio, sostituiranno la Dea Madre con simboli maschili.
Questi simboli erano rappresentati da sculture taurine e bovine spesso scolpite nei Menhir, nelle domus de janas, nelle ceramiche ed in numerosi amuleti fallici ritrovati.
La forza e la virilità del maschio era necessaria per la salvezza del gruppo sociale di appartenenza.
Una ricca esposizione delle statuine sono custodite nel Museo Archeologico di Cagliari che consigliamo vivamente di visitare