Festa di Sant’Efisio, storia e leggenda
La Festa di Sant’Efisio martire (Sant’Efis su martiri gloriosu) che si svolge nella città di Cagliari il 1° Maggio di ogni anno è una delle feste più importanti della Sardegna e una tra le processioni a piedi più lunghe d’Europa.
Si narra, che il santo guerriero sconfisse la peste che stava decimando il popolo sardo, e in memoria di questo miracolo, la statua viene trasportata verso Pula passando attraverso Sarroch e Villa San Pietro.
Da Pula viene poi condotta a Nora dove si trova l’antica chiesa che prende nome del Santo. Dopo due giorni di preghiere la Statua riparte alla volta di Cagliari accompagnata in processione dai fedeli dopo aver percorso a piedi circa 80 km.
Storia
Efisio nacque a Elia attorno al 250 d.c. Rimasto orfano del padre Cristoforo, di religione cristiana, fu educato al paganesimo dalla madre Alessandra, di origine aristocratica.
Efisio si arruolò fra i Pretoriani, diventò ufficiale e fu inviato in Italia per partecipare alla campagna di annientamento dei Cristiani, considerati nemici dello Stato e della legge romana.
Durante il viaggio di trasferimento udì la parola di Gesù Cristo che gli disse: “Sono il Cristo, colui che tu perseguiti”. Dopodiché si trovò impresso sul palmo della sua mano il segno della croce. Cosi decise di convertirsi al Cristianesimo, si fece battezzare a Gaeta e decise di divulgare la sua nuova fede.
Venne a conoscenza che in Sardegna vi erano ancora dei ribelli tra i monti dell’interno, prese servizio a Tharros (Nora), dove Efisio cominciò a diffondere pubblicamente il Vangelo e radunò attorno a sé un gruppo di seguaci.
Il governatore arrestò Efisio e lo mise in una cella ricavata da una caverna, dove ora sorge la chiesa a lui dedicata nel quartiere di Stampace. Viene torturato ma le ferite inflitte scomparvero dal corpo del prigioniero.
Il nuovo governatore Flaviano ordinò che Efisio fosse bruciato vivo quale esempio per tutti i Cristiani, ma le fiamme del rogo si riversarono sugli stessi carnefici.
Allora Flaviano dispose la decapitazione per spada, da eseguirsi lontano dalla città. La condanna fu eseguita sulla spiaggia di Nora il 15 gennaio del 303.
Si narra che prima dell’esecuzione Efisio abbia formulato questa preghiera:
“Ti prego, Signore, di proteggere la città di Cagliari dall’invasione dei nemici. Fa che il suo popolo abbandoni il culto degli Dei, respinga gli inganni del Demonio e riconosca Te, Gesù Cristo Nostro Signore, quale unico vero Dio. Fa che i malati che pregheranno sul luogo della mia sepoltura possano recuperare la salute, e chiunque si trovi in pericolo nel mare o minacciato dagli invasori, tormentato dalla fame o dalla peste, dopo aver invocato me, Tuo servo, possa essere condotto in salvo.”
La Peste in Sardegna
Nel 1652 la malattia era arrivata ad Alghero e quasi totalità della popolazione morì e le abitazioni distrutte per paura dei contagi. La medicina non ebbe effetto, così gli abitanti cercarono aiuto nella fede, in Sant’Efisio che ebbe fatto tanto per i Sardi.
Bastò una invocazione che la peste a Cagliari si attenuò e poi scomparve. La città credette nel miracolo al punto da promettere al Santo un pellegrinaggio ogni anno. Festa che dura da quasi 4 secoli.
Descrizione Processione
La vestizione della statua e la messa si svolgono nella piccola chiesetta a lui intitolata, nel quartiere di Stampace a Cagliari.
La processione unisce vari paesi della Sardegna, una sfilata che si apre con le Traccas (carri trainati dai buoi decorati di fiori, nastri e arazzi colorati) donne e uomini in preghiera con costumi sardi (tradizionali) ornati di gioielli dei paesi, Cavalieri, suonatori di Launeddas.
Dopodiché il Santo uscirà dalla chiesa per raggiungere la processione dove si fermerà in via Roma davanti al Comune di Cagliari, con suoni delle sirene delle navi e applausi. Viene cosparsa la strada di petali di rose rendendo così un tappeto tutto colorato dove passerà il Santo.
Dopo alcune soste, di cui la prima a Giorgino, la processione arriverà a Nora il giorno successivo, facendo ritorno a Cagliari il quattro maggio ripercorrendo lo stesso tragitto dell’andata, sfilata senza Traccas.
Anche il rientro è una grande festa, suggestiva in quanto arriva quando ormai è buio. Nel passaggio si sente un silenzio seguito dalle preghiere e la luce delle candele in mano alle donne in costume sardo che fa da sfondo.