La grande Miniera di Serbariu Museo del Carbone
La grande Miniera di Serbariu si trova a Carbonia è stata negli anni 30 una delle più grandi miniere di carbone d’Europa.
Rappresentava una grossa risorsa energetica Italiana, era oggetto di grande attenzione da parte del regime fascista.
Attiva tra il 1937 ed il 1971 caratterizzo tutta l’economia del Sulcis.
Si estendeva per circa 100 km di gallerie sotterranee per una profondità di oltre 179 metri.
Per raggiungere il massimo sfruttamento reclutarono forza lavoro da tutta Italia fino a raggiungere il numero di 18000 dipendenti.
Entrò in declino nel dopoguerra, le maestranze passarono in breve tempo da 18000 a 5000 unità fino alla totale chiusura degli impianti negli anni settanta generando una grossa depressione demografica ed economica.
Tra benessere e sfruttamento
“Coloro che io preferisco sono quelli che lavorano, duro, secco, sodo, in obbedienza e possibilmente in silenzio” iniziava con questo motto il lavoro dei minatori. La frase firmata da Mussolini era scolpita sul muro all’ingresso della grande miniera.
I minatori lavoravano 24 ore su 24 divisi in tre turni di circa 8 ore che divennero 16 ore nel periodo di guerra quando l’Italia aveva bisogna di raggiungere l’autosufficienza energetica.
I minatori lavoravano a 180 metri di profondità tra la polvere del carbone ed il rischio frequente dei crolli o di eventuali esplosioni di gas.
Chi rallentava il gruppo perdeva il lavoro e veniva spesso licenziato, ma i ritmi erano forsennati e gli incidenti all’ordine del giorno.
Per evitare gli incidenti si doveva lavorare in sincronia.
Oltre al minatore che svolgeva il lavoro più duro ma anche meglio pagato, si trovavano gli armatori i disarmatori, l’abbattitore e lo sgombratore.
Con un martello pneumatico di 20 kg si abbatteva il carbone che veniva caricato sui vagoni e riportato in superficie, tutto al buio in mezzo alla polvere ed al rumore, con un caldo infernale anche a 42 gradi.
Le pause venivano considerate perdita di tempo per cui si stava sottoterra tutto il giorno, spesso si lavorava in ginocchio, a fine turno si tornava in superficie ognuno con una piccola lampada da posare nella lampisteria che fungeva anche da spogliatoio, si poggiava la medaglietta che identificava ogni minatore e terminava la giornata con una doccia.
Un lavoro che oggi viene considerato infernale ma che all’ epoca permetteva alle famiglie del minatore di raggiungere un certo benessere.
La paga era buona ed ogni famiglia poteva avere accesso ad una serie di servizi come affittare un’abitazione dell’azienda e servizi sanitari gratuiti. La città di Carbonia raggiunse un certo benessere e una tale dimensione da essere considerata la terza città della Sardegna.
La visita guidata
Si fonda sostanzialmente nella visita di tre principali luoghi:
La lampisteria che rappresenta il luogo dove il lavoro aveva inizio e conserva ancora al suo interno, attrezzature da lavoro dell’epoca, e lo spogliatoio
La sala argani che conserva l’enorme macchinario che faceva muovere gli ascensori “le gabbie” che portavano nel sottosuolo i minatori.
La galleria sotterranea, sicuramente il luogo più suggestivo dove viene mostrata la condizione estrema di lavoro dei minatori e tutti gli attrezzi utilizzati sia di epoca moderna che “antica”
Una visita suggestiva ed emozionante, un pezzo di storia italiana da tramandare.
La figura del minatore, eroica in quel periodo storico, lavorò duro spingendosi oltre al suo dovere contribuendo, sia al prestigio della sua patria in tempi di guerra, sia alla lotta per i diritti sul lavoro.